Le aziende che puntano sul web design crescono più rapidamente
Daniele Gilio
Tutti noi, purtroppo, conosciamo la sensazione frustrante di quando entriamo su un sito, con un obiettivo predefinito in mente o no, per poi ritrovarci su una o più pagine totalmente confusionarie, piene di informazioni inutili e incomprensibili.
Che sia la lentezza del sito, l’inesistente web design o qualsiasi altro motivo, tutto ciò porta a chiudere la pagina, non avendo concluso nulla se non un attacco di nervi, con la certezza di non volervi mai più entrare.
Conosci la sensazione, vero?
É decisamente frustrante.
Ma perché succede tutto questo?
Il design e i pain points
Un bias cognitivo (in parole semplici il modo che utilizza il nostro cervello per semplificare informazioni ridotte e complicate) molto frequente nell’esperienza online è quello che viene chiamato raggiungimento dei “pain points“.
Per pain points si intende il raggiungimento, tramite un copy di riferimento specifico al proprio target, di un punto di dolore, un ricordo poco piacevole, come può essere in questo caso il tempo e le energie perse dietro ad un sito confusionario e senza punti stabili di arrivo.
L’obiettivo è quello di far ricordare il dolore, o sensazione sgradevole, provati in una situazione, per spingere l’utente a non volerlo provare mai più.
Arriva poi di conseguenza la sorgente del piacere, in cui ci trasformiamo negli eroi che donano la soluzione a chi la cerca.
Ciò può essere descritto nell’utilizzo di un buon web design, che rende, per esempio, la navigazione veloce, intuitiva e sorprendente.
Molte agenzie o professionisti, purtroppo, in una potenziale scelta di investimento, decidono di escludere a priori lo sviluppo del design (pazzi!).
Non comprendono appieno la potenza del web design in tutte le sue forme e gli obiettivi che esso è in grado di far raggiungere.
Il design ci accompagna ormai ogni giorno, nella vita come già la conosciamo e nel digital.
Se il libro non si giudicava dalla copertina quando eravamo bambini, ora la copertina diventa la protagonista indiscussa.
Il design è intorno a noi, in ogni piccolo dettaglio e oggetto che ci circonda.
Design adesso non è solo ciò che l’utente vede, ma ciò che sente e prova durante l’esperienza di navigazione o di vendita ma, soprattutto, è ciò che rende intuitivo un processo.
Quando vai ad aprire una porta, hai mai dovuto pensare a come utilizzare una maniglia?
Probabilmente no.
Sai perché? Perché il suo design è chiaro. La forma stessa (o design) di quella maniglia fa capire all’utente, anche al primo impatto, come va utilizzata.
“Un buon design rende inutili i libretti di istruzioni” – Daniele Gilio
Se devo fare uno schema o un libretto di istruzioni per dirti come utilizzare un mio prodotto vuol dire che, quasi sicuramente, non ho sfruttato appieno la potenza del buon design.
Il design è oggettivo o soggettivo?
A proposito di questo, la compagnia di consulenza manageriale McKinsey ha pubblicato un articolo con tanto di report super precisi davvero interessanti riguardo a come il concetto e l’utilizzo del design siano cambiati e abbiano cambiato la percezione del cliente nell’uso e nel risultato.
Abbiamo quindi deciso di analizzare alcuni di questi grafici e condividerli con chi, come noi, non vuole rinunciare alla giusta dose di buon web design.
Partiamo da questa affermazione che condividiamo in tutto e per tutto.
“La buona notizia è che oggi ci sono più opportunità che mai di inseguire un design analiticamente informato e incentrato sull’utente”
Le migliori aziende, le più vincenti in questo campo, si dedicano costantemente a quattro principali aspetti: UX, interazione, analisi e responsabilità.
Le compagnie hanno bisogno ora più che mai di un aggiornamento sul design, sul benefico che porta e sulla psicologia dietro ad esso.
Ma qual è la differenza?
Cosa è cambiato?
Durante un’intervista con i maggiori designer italiani, Paolo Pinifarina alla domanda “Che cos’è il design per te?” ha affermato di considerarlo “un modo esteticamente piacevole di risolvere problemi funzionali”.
Cos’è questa se non la spiegazione più semplice e intuitiva della User Experience?
Si tratta di apportare un cambiamento in positivo verso la funzionalità anche e soprattutto sul web.
Decisamente vero è il fatto che una volta i designer si affidavano alla loro ispirazione, al loro istinto, senza necessariamente collegare il proprio lavoro ad obiettivi prestabiliti o alla filosofia aziendale.
Ora, l’attenzione è concentrata sulla UX (User Experience), con il solo obiettivo di mettere al centro il cliente e le sue esigenze.
Il design incentrato sul cliente diventa un responsabilità di tutti.
Per fare un esempio, l’azienda madre di un videogioco famoso ha deciso di cambiare un dettaglio minimo non rilevante nella home di un loro gioco.
Ciò non è stato reso noto al pubblico, né tantomeno ha reso l’esperienza di gioco completamente diversa nel suo complesso.
Piuttosto, il dettaglio apparentemente impercettibile l’ha resa più semplice e intuitiva e ha fatto raggiungere un incremento delle vendite non indifferente.
Altrettanto importante è diventata l’interazione con l’utente.
Se ci pensiamo, come rendere un’esperienza user centric se non chiedendo direttamente all’user ciò che preferisce?
Per esempio, una tecnica molto usata nel marketing dalle aziende e dai professionisti, in particolare a fronte di una scelta importante, è l’uso dei test A/B.
Essi consistono nel mostrare al cliente due o più mail, foto e così via per andare poi ad analizzare quale di queste versioni abbia convertito meglio.
Per capire, insomma, quale delle due opzioni sia piaciuta di più al pubblico e, di conseguenza, quale può far raggiungere con più facilità l’obiettivo, che sia aumentare le visite al sito, le vendite del nuovo prodotto o la condivisione di un post importante.
L’utilizzo di questa specifica tecnica si può rivelare estremamente utile anche nella scelta per esempio di un logo.
Quale può attrarre di più un pubblico giovanile?
Quale, invece, rimane più impressa a primo impatto?
Qual è più comprensibile?
Il caso di Netflix
Prendiamo il caso di Netflix.
Nella scelta di un suono che desse un carattere distintivo al portale americano, il suo sound designer Lon Bender (nonché vincitore di un premio Oscar, per non farci mancare niente) decise di chiedere a persone completamente estranee all’obiettivo dell’esperimento cosa ricordassero loro determinati suoni che fece loro sentire.
Surprise surprise!
La maggior parte collegò al “suono di un film” il famoso Tu-Dum che fa ormai parte della nostra quotidianità.
È vero che stiamo parlando di un suono, ma si tratta di ciò che chiamiamo “design sonoro”, quindi l’esempio calza a pennello.
Anche il packaging dei prodotti è diventato un alleato.
Se prima si puntava su confezionamenti semplici ed essenziali, ora si predilige un design più complesso, colorato e accattivante.
Involontariamente, il pubblico sceglie ciò che lo attrae di più.
Se glielo si chiedesse, negherebbe.
Ecco la magia del design, rende tutto impercettibile ma differenziante.
Come detto prima, è responsabilità di tutti gli imprenditori ormai dedicare del tempo allo sviluppo del design.
Il McKinsey Design Index (MDI) classifica le compagnie in base alla forza del loro design e, per la prima volta quest’anno, ha incluso nell’analisi il raggiungimento di determinati obiettivi e come la performance finale è stata influenzata da essi.
Lo sviluppo delle tecnologie e il soffermarsi sullo sviluppo dell’UX ha permesso agli utenti stessi di commentare la loro opinione direttamente sui siti o social in modo da renderli partecipi alle decisioni aziendali.
Il pubblico ha, involontariamente o non, preferito ed esaltato le aziende che si distinguevano dalle altre.
Anche questo è confermato dallo studio del McKinsey & Company.
Un altro dei modi in cui le aziende si distinguono riguarda l’utilizzo che decidono di fare dei talenti creativi.
Cosa si intende?
La creatività e il design fanno parte della strategia
Le aziende in grado di uscire dalla visione tradizionale del lavoro uniscono le “teste” creative dei designer (che a loro volta si sono distinti per la loro unicità) in un’unica stanza.
Così facendo reintroducono l’unità e la collaborazione in un ambiente dove la singolarità è troppo spesso promossa.
Inoltre, i designer si sentono spinti nel condividere ciò che creano, modificarlo in base all’insieme delle altre idee e creano così dei prodotti o raggiungono degli obiettivi che difficilmente sarebbero uguagliati in altri ambienti.
Secondo queste ricerche, le aziende che puntano al perfezionamento del design cercano di lavorare con coloro che vengono chiamati “T-shaped hybrid designers”.
Essi sono proprio coloro che lavorano nel bel mezzo di varie funzionalità inserendo contemporaneamente in esse la profondità della propria creatività.
Essi sono, di conseguenza, quelli che avranno un impatto più riconoscibile nello sviluppo del business e nel mondo del design.
Segue sotto un grafico che chiaramente mostra quanto la performance di determinate aziende si sia alzata una volta cambiato il metodo di lavoro e l’approccio al mondo del design ibrido.
Nell’analisi di queste ricerche, su cui siamo al 100% d’accordo, siamo arrivati alla conferma del fatto che il design dia un incredibile valore ai propri lavori, in quanto li rende unici e condivisibili da migliaia di altre persone.
La creatività va pagata in quanto soggettiva ma soprattutto oggettiva, i dati non mentono.
Non tutti hanno una mente creativa (e per fortuna!), come non tutti hanno la testa per i numeroni e le cifre.
Di conseguenza, un talento creativo va pagato, va valorizzato e va incrementato.
Le aziende che investono nello sviluppo del loro design hanno più seguito e crescono molto più velocemente delle altre che puntano su altri obiettivi.
Noi in *redmango siamo innamorati del design e ci dedichiamo tantissimo tempo e studio.
Vogliamo rendere l’esperienza dei nostri utenti memorabile, stringere un legame con loro e farci conoscere come persone la cui creatività è degna di essere notata ed esaltata.
Se il tuo obiettivo è puntare sul design e far “volare” il tuo business, contattaci e saremo felici di aiutarti!
Un abbraccio,
il team *redmango